La meditazione Riduce lo stess e l’invecchiamento

Vivere bene e a lungo: a chi non piacerebbe? Elizabeth Blackburn, dell’università della California, ha scoperto il meccanismo che provoca l‘invecchiamento cellulare e le strategie per ostacolarlo. I risultati delle sue ricerche sono usati in studi sulla longevità e nella cura di malattie come il cancro.

Elizabeth Helen Blackburn è una biologa australiana naturalizzata statunitense. Nel 2009 le è stato assegnato il Premio Nobel per la medicina assieme a Jack W. Szostak ed a Carol Greider in merito ai loro studi svolti riguardo a come i cromosomi sono protetti dai telomeri e dall’enzima telomerasi.

Osservando al microscopio il Tetrahymena, un curioso protozoo da lei definito “feccia da stagno” nei giorni di frustrazione e Bip Bippadotta (il pupazzo tutto peli del Muppet Show) nei giorni lieti, la biochimica australiana Elizabeth Blackburn ha trovato la data di scadenza che tutti gli animali, uomo compreso, portano scritta nelle loro cellule. Insomma, il segreto dell’invecchiamento cellulare. Una scoperta che le è valsa il premio Nobel nel 2009, e che oggi è il fondamento di una nuova scienza della longevità. Oggi Blackburn, e la coautrice di diversi suoi importanti studi, Elissa Epel, docente di psichiatria alla University of California di San Francisco, pubblicano in Italia La scienza che allunga la vita .Un saggio che spiega come possiamo sfruttare la conoscenza dei cromosomi per conquistare un certo grado di controllo sul processo di invecchiamento.

Nel video sotto di TED, Elizabeth Blackburn spiega chiaramente come noi abbiamo il controllo della nostra salute e come l’invecchiamento e la malattia possano essere creati dallo stress e dalla visione negativa delle situazioni. Al contrario la visione positiva  e la meditazione aiutano ad agire sulla telomerasi e riducono l’invecchiamento cellulare. Il pessimismo è una sorta di estensione nel tempo, e a tutte le circostanze, del senso di minaccia. Poi c’è  la depressione, ancora più deleteria per i cromosomi, perché – come ci dicono diversi studi – mentre il nostro organismo può riprendersi dai danni dello stress e, grazie all’enzima telomerasi, ripristinare i nostri telomeri, la depressione – se protratta per oltre sei mesi – può far sì che l’accorciamento dei telomeri diventi irrimediabile».

 

 

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