Vita dopo la morte? Paziente mostra attività cerebrale anche dopo il decesso

Alcuni dottori canadesi sono stati testimoni di un fenomeno affascinante e, almeno per il momento, inspiegabile: dopo aver “staccato la spina” a quattro pazienti terminali, è stato infatti rilevato come uno di loro abbia continuato a mostrare chiari segni di attività cerebrale diversi minuti dopo essere stato dichiarato clinicamente morto.

Come spiegato in un paper pubblicato sul Canadian Journal of Neurological Sciences, nonostante la morte del paziente fosse stata già accertata tramite diversi parametri come l’assenza di battito o di reazione pupillare, l’elettroencefalogramma ha continuato a rilevare delle onde delta, le onde cerebrali tipiche del sonno profondo.

Generalmente, la morte clinica viene definita come il momento nel quale vengono a mancare la circolazione del sangue e la respirazione. Si tratta di quello che, salvo rarissimi casi, può essere considerato un punto di non ritorno, dopo il quale ogni attività cerebrale cessa nel giro di 30-60 secondi, motivo per il quale ciò che sembra essere accaduto in Canada riveste un particolare interesse.

È bene precisare da subito come siano gli stessi scienziati della University of Western Ontario a predicare prudenza sul senso di questa esperienza di “vita dopo la morte” e sulle possibili implicazioni scientifiche, se non altro perché stiamo parlando di un’analisi basata su un campione costituito da un unico paziente.

Com’è ovvio, la prima ipotesi presa in considerazione è stata quella di un errore di rilevazione, ma i controlli effettuati sembrano non aver mostrato malfunzionamenti: “È difficile ipotizzare una base fisiologica per l’attività nell’elettroencefalogramma, visto che avviene dopo una prolungata perdita della circolazione”, spiegano i ricercatori. “Questi picchi di onde potrebbero, quindi, essere degli artefatti, sebbene non sia stata identificata una fonte in questo senso”.

Nell’immagine sottostante è possibile vedere le scansioni cerebrali dei 4 pazienti presi in considerazione nello studio. Per ognuno di essi, lo “0” (zero, ndr) indica il momento nel quale era possibile dichiararli clinicamente morti. Per tre dei quattro pazienti si nota chiaramente l’assenza dell’attività colorata in giallo, ossia per l’appunto le onde delta.

In un caso, il paziente numero 2, questa interruzione è avvenuta addirittura quando il soggetto era ancora tecnicamente in vita, 10 minuti prima dell’ultimo battito. Il paziente numero 4 ha però continuato a mostrare questi segni di attività cerebrale tipici del sonno per 10 minuti e 38 secondi dopo essere stato dichiarato clinicamente morto.

eeg Le scansioni cerebrali dei 4 pazienti descritti nel paper  Norton et al. 2017 Nel tentativo di trovare una spiegazione a ciò che avevano osservato, i ricercatori canadesi hanno preso spunto da uno studio condotto dagli scienziati della Radboud Universiteit di Nimega (Olanda), che nel 2011 avevano verificato come nei ratti si verificasse un picco di onde delta fino a 1 minuto dopo la decapitazione, un fenomeno che avevano definito “il confine definitivo tra la vita e la morte” in un paper pubblicato su PLOS One.

Non sembra però esserci una corrispondenza fra i due fenomeni, dal momento che nessun picco di onde delta è stato registrato entro un minuto dall’arresto cardiaco dei quattro pazienti. In effetti, non è stato rilevato alcun significativo cambiamento nell’EEG al momento nel quale il cuore ha fatto l’ultimo battito. Se quindi a monte c’è una ragione biologica, potrebbe trattarsi di qualcosa osservato per la prima volta.

Parlare di “vita oltre la morte” sarebbe quindi decisamente avventato?. In ogni caso, si tratta comunque di un evento più che interessante che merita di essere ulteriormente approfondito.

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