Dallo spazio forse il primo segnale diretto della materia oscura

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Nello studio, i ricercatori dell’Università di Leicester descrivono il proprio risultato, che non ha spiegazioni ordinarie. “Il background a raggi X (ovvero lo sfondo del cielo dopo la rimozione delle sorgenti di raggi X, ndr) appare rimanere invariato a ogni osservazione successiva”, ha spiegato il dottor Andy Read, del Dipartimento di Fisica e Astronomia all’Università di Leicester, che ha guidato lo studio. “Tuttavia, noi abbiamo scoperto un segnale ‘stagionale’ in questo background a raggi X, che non ha una spiegazione convenzionale, ma risulta coerente con la scoperta di assioni”.

In pratica, gli scienziati hanno riconosciuto nella particolare “mappa” a raggi X del cielo uno straordinario segnale stagionale contenente la potenziale presenza di “assioni” emessi dal Sole: gli assioni sono ipotetiche particelle elementari, che rappresentano dei candidati per la materia oscura. “Sembra plausibile che questi siano effettivamente prodotti nel nucleo del Sole e si convertano in raggi X nel campo magnetico terrestre”, ha affermato Fraser.

L’ipotesi degli scienziati è che queste particelle di materia oscura si convertano appunto in raggi X nell’interazione col campo magnetico terrestre: per questo il segnale rilevato dal telescopio risultava differente rispetto a quello previsto in assenza degli assioni. Dopo aver esaminato le osservazioni “a livello spaziale, temporale e in termini del ‘background cosmico nei  raggi X’ [appunto la ‘radiografia’ del cielo, ndr], abbiamo concluso che questo segnale variabile è conforme con la conversione di assioni solari nel campo magnetico terrestre […]”, riportano i ricercatori nello studio.

Questa scoperta “potrebbe avere enormi implicazioni, non solo per la nostra comprensione del cielo nei raggi X, ma anche per identificare la materia oscura, che domina il contenuto di massa dell’universo”, ha concluso il dottor Read: infatti, secondo le previsioni, la materia visibile, quella a noi nota, costituisce soltanto circa il 5% della composizione dell’universo, mentre la restante parte è data esclusivamente dalla materia oscura e dall’energia oscura.

Servono, naturalmente, degli approfondimenti. “Si tratta di un risultato sorprendente”, ha aggiunto il Professor Martin Barstow, Presidente della Royal Astronomical Society, Società scientifica del Regno Unito. “Se confermato, potrebbe rappresentare il primo rilevamento ed identificazione diretta delle elusive particelle di materia oscura e potrebbe avere un impatto fondamentale sulle nostre teorie dell’Universo”.

L’osservatorio XMM-Newton, la sua attività e l’archivio di dati individuano una delle più importanti collaborazioni internazionali tra gli stati membri dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e non solo, ha fatto sapere l’Università di Leicester. Il lavoro condotto dagli autori sulla calibrazione del XMM-Newton è stato supportato dall’Agenzia Spaziale del Regno Unito (UK Space Agency).

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